Un emendamento a firma Pd alla manovra triplica la tassa di soggiorno in favore dei comuni ma penalizzando il settore.
Tra i vari emendamenti presentati e accettati dalla maggioranza alla manovra finanziaria c’è anche quello legato alla tassa di soggiorno. Un emendamento alle legge di Bilancio presentato dal Pd in materia di imposta di soggiorno è stato approvato in Commissione Bilancio. Il testo va a moltiplicare la tassa di soggiorno facendo arrivare l’imposta fino a 10 euro in alcune città. Lancia l’allarme Federturismo per i rischi che potrà avere sul settore turistico.
«In un momento così delicato in cui il turismo, finalmente dopo oltre due anni di restrizioni, stava ripartendo ci lascia sorpresi la tempistica di un emendamento alla Manovra, a firma PD, in materia di imposta di soggiorno approvato in Commissione Bilancio attraverso il quale diventa possibile alzare l’imposta di soggiorno a 10 euro nelle città che, in base alle ultime rilevazioni, abbiano avuto presenze turistiche venti volte superiori a quelle dei residenti” ha dichiarato Marina Lalli, presidente di Federturismo Confindustria.
Le ripercussioni sull’economia locale
Si tratta di un provvedimento che, in questa fase in cui il turismo si stava riavviando dopo i danni causati dalla pandemia, di compromettere il recupero già delicato in alcune destinazioni “caricando di ulteriori costi i turisti e di burocrazia gli albergatori” denuncia la presidente di Federturismo. La tassa di soggiorno nelle città italiane era fissata dai comuni con una prima aliquota più bassa per i B&B e affittacamere (circa 2 euro al giorno in media) mentre chi soggiorna in hotel deve pagare all’amministrazione locale in media 5 euro per gli hotel di fascia medio-alta.
Per un soggiorno di una settimana per una famiglia, oltre alla spesa di alloggio e trasporto, la tassa di soggiorno sarà un extra indesiderato di circa 150 euro andando a pesare ancora di più sulle tasche degli italiani. «I Comuni non possono pensare di continuare a far cassa a colpi di tasse che colpiranno la fascia di turisti che pernotta nelle strutture ricettive e che non toccherà invece quella enorme platea di soggetti che a vario titolo e non sempre legalmente, offre alloggio nelle destinazioni turistiche» conclude Marina Lalli. Le ripercussioni, oltre che sul settore alberghiero va ad impattare anche sul territorio e sull’economia generale perché la presenza di turisti fa cassa anche per bar, ristoranti e commercio locale.